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5 Dicembre 2022
- Posted by: Aesse
- Categoria: Notizie
Rischio credito
«La congiuntura, la nuova ondata di Npl, i rischi climatici con annessi stress test. La guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’alta inflazione, il rallentamento economico e la recessione, il rialzo dei tassi, i rischi climatici: le banche sembrano essere solide, discretamente capitalizzate e con buona liquidità ma devono essere caute, prudenti nell’analisi del rischio di credito e della distribuzione dei dividendi, per prepararsi a tempi duri». Il monito arriva da José Manuel Campa, presidente dell’Autorità bancaria europea, la European Banking authority Eba.
Segnali di incertezza
Segnali di pre-allerta, con aumento dei crediti deteriorati. Alta incertezza con accantonamenti in calo
Finanziamenti non bancari
Crescita dei finanziamenti non bancari, nel campo del credito al consumo, soggetti a minori controlli. Le banche “trasformano le durate”, impiegano sul lungo termine quello che raccolgono sul breve termine con i depositi: possono farlo perché se hanno bisogno di liquidità all’improvviso, la possono prendere dalla banca centrale.
Vulnerabilità
Nell’ultima decade, altri operatori finanziari, non bancari, hanno iniziato a fare questo tipo di trasformazione da breve a lungo termine: ed è qui che è nata una vulnerabilità. I fondi comuni non hanno accesso alle banche centrali e quando hanno bisogno di liquidità devono vendere assets. Quanto è accaduto ai fondi pensione inglesi di recente fa capire il problema, la Bank of England è intervenuta.
Instabilità
Quando intermediari non bancari iniziano a fare il lavoro delle banche, abbiamo una fonte potenziale di instabilità: per questo tra le proposte in circolazione per risolvere questo problema c’è anche quella di consentire ai fondi l’accesso alla liquidità delle banche centrali.