Confindustria: «Frena la crescita, è colpa dei tassi alti della Bce»

Allarme
L’allarme degli industriali: le politiche restrittive monetarie limitano investimenti, consumi ed export.
L’aumento del costo del denaro sta erodendo la liquidità delle aziende, depositi in calo del 10,1%.

Il monito
Stop ai rialzi dei tassi della Bce. Nella sua congiuntura flash Confindustria punta l’indice contro la politica economica di Christine Lagarde. Il prodotto interno lordo tricolore, dopo la caduta nel secondo trimestre, è stimato debole anche nel terzo trimestre e le attese sul quarto non sono migliori, evidenzia viale dell’Astronomia.
Al calo di industria e costruzioni si affianca la battuta d’arresto nei servizi.

L’impatto sui mutui
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «Io credo che sia stata sbagliata la strada che ha intrapreso la Banca centrale europea. Il solo aumento dei tassi per combattere l’inflazione importata non serve.
Anzi, il rischio è la recessione».
L’aumento dei tassi, deciso dalla Bce, è di 2,84 punti percentuali fino a luglio 2023, mentre lo stock di mutui è pari a 425 miliardi di euro. Quelli a tasso variabile, stimati al 38% del totale, pesano per 162 miliardi.
Per Confindustria oggi risulta un aggravio di interessi annui pari a 4,6 miliardi di euro, in aggregato.

L’effetto sulle aziende
Prosegue la corsa del costo del credito (5,09% a luglio) per le imprese italiane e peggiora la caduta dei prestiti (-4,0% annuo).

Credit crunch
La quota di imprese a cui è stato rifiutato un prestito a settembre ha superato la soglia dell’8 per cento. La domanda è frenata da condizioni troppo onerose, spiega Confindustria, ma pesano anche i più rigidi criteri di accesso.
Risultato? La liquidità delle imprese si sta prosciugando, avvertono gli industriali. E in effetti i depositi sono in diminuzione di oltre il 10 per cento a livello tendenziale, mentre aumentano i ritardi nei pagamenti e il deterioramento dei vecchi prestiti.