(Da un articolo del Vatican News/Città del Vaticano)
Paesi fondatori, Paese già integrati e Paesi Partners ufficiali
A conclusione del vertice dei BRICS in Russia – “il più grande evento di politica estera mai organizzato nel paese” a detta del Cremlino – il mondo occidentale scopre di doversi confrontare con un’alleanza che riunisce oltre la metà della popolazione del pianeta. Alla formazione originaria del 2010 – e cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – si sono aggiunti a gennaio di quest’anno Iran, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, ma molti altri hanno chiesto di aderire alla nuova realtà internazionale, seppure non ancora pienamente strutturata. Dal vertice di Kazan esce dunque un gruppo consistente di nuovi Stati, che non sono membri effettivi, ma solo ‘partner ufficiali’: Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakhstan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Turchia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam.
Gli obiettivi dei BRICS
Duplice l’obiettivo emerso durante i lavori del vertice sotto la presidenza di turno russa: lavorare alla realizzazione di un nuovo ‘ordine globale democratico’ e uscire dalla ‘dollarizzazione’ del sistema internazionale.
“Restano, tuttavia, profonde differenze tra i 36 stati riuniti a Kazan sul modo di interpretare questi obiettivi.”
A parlare con i media vaticani è Mattia Massoletti, analista dell’Osservatorio Ispi su Russia, Caucaso e Asia Centrale, che spiega: “Se, da un lato, abbiamo dei paesi che concepiscono i Brics come uno strumento potenzialmente anti-occidentale, dall’altro persiste la posizione più equilibrata di chi ci vede un blocco meramente ‘non occidentale’ e dunque più propensi a rivedere le regole della politica internazionale, più che a rivoluzionarla”.
“Il principale obiettivo del Cremlino era quello di dimostrare all’Occidente e al paese che la Russia non è isolata, nonostante le sanzioni” – nota Massoletti.
Crescita economica costante
Considerare, tuttavia, solo la dimensione geopolitica di questo XVI vertice dei BRICS sarebbe incompleto a fronte della costante crescita economica degli Stati membri di quest’organismo internazionale, che si propone di sviluppare istituti alternativi per la finanza e il commercio internazionali.
In base ai dati diffusi dalla piattaforma Statista, in termini di Pil globale a parità di potere d’acquisto dal 2018 i BRICS hanno superato i paesi del G7 di almeno 5 punti percentuali confermando un trend in crescita.
I Paesi BRICS rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e il 35% del PIL globale, rivestendo anche una notevole importanza dal punto di vista della produzione di petrolio e altri minerali come rame, litio, acciaio e alluminio. Il loro peso nel panorama internazionale è infatti in aumento.