Mutui, cosa cambia con l’aumento dello 0,75% dei tassi Bce

Mutui più cari

Per i mutui rate più care di circa 130 euro. Rate più alte anche per i prestiti personali e alle imprese, l’impatto con i tassi fissi potrebbe non vedersi nell’immediato. 

BCE e ripercussioni

La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di interesse di altri 75 punti base dopo i 50 di luglio. Una mossa volta a frenare l’elevata inflazione ma che si ripercuoterà sui mutui e prestiti di imprese e famiglie. Quali saranno le ripercussioni? I primi a risentire del nuovo aumento dei tassi saranno coloro che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile. I mutui a tasso variabile sono, infatti, indicizzati all’Euribor, il tasso interbancario di riferimento in Europa, che è già salito da luglio ad ora e non è destinato a decrescere al momento.

Aumentano le rate dei mutui a tasso variabile

Prendendo in considerazione un mutuo variabile da 200.000 euro da restituire in 25 anni, sottoscritto a giugno 2022 con un tasso (tan) di partenza pari a 0,90%, la rata da luglio a settembre ha subito un aumento di circa 130 euro. Secondo le stime fornite da Facile.it, considerando che l’indice Euribor cresca ulteriormente e in modo analogo all’aumento dei tassi Bce di altri 75 punti base, la rata nel quarto trimestre dell’anno (vale a dire da ottobre a dicembre) potrebbe aumentare di altri 145 euro a 890. Come spiegano gli esperti di Facile.it bisogna tenere in considerazione che, se è vero che l’Euribor segue molto da vicino all’andamento dei tassi Bce, non è detto che poi li segua in modo specular, né da un punto di vista delle tempistiche, né da un punto di vista quantitativo.

Euribor in aumento costante

Stando però alle ultime rivelazioni dell’osservatorio MutuiSupermarket.it, guardando all’andamento dei futures sull’Euribor tre mesi, i mercati hanno già dato per scontato l’aumento dei tassi di interesse dell’8 settembre di 0,75% e, prevedono un ulteriore aumento di 0,50% entro la fine dell’anno e ulteriori 0,50% nella prima metà del prossimo anno. Secondo i mercati il prossimo anno il tasso Bce dovrebbe assestarsi su un tasso di riferimento tra il 2,25% e il 2,50%.

Sottoscrivere un mutuo a tasso fisso costerà di più

Per chi ha sottoscritto già un mutuo a tasso fisso non cambierà, la rata dunque resterà invariata. L’offerta cambierà, invece, per i nuovi mutuatari che optano per un mutuo a tasso fisso. Chi sceglie quindi da oggi di sottoscrivere un mutuo a tasso fisso, quindi, pagherà interessi superiori rispetto a chi ha ottenuto lo stesso tipo di mutuo negli scorsi mesi. In questo caso, gli esperti di Facile.it hanno calcolato una media dei tassi (Tan) disponibili online aumentato già da giugno a settembre. Inoltre, l’ipotesi è che potrebbe aumentare ulteriormente crescere con il nuovo aumento della Bce, portando la rata nel quarto trimestre (ottobre-dicembre) ad aumentare di altri 130 euro a 1.050. 

È importante, però, sottolineare che i mutui a tasso fisso sono indicizzati all’Euris (Irs)e non all’Euribor. 

Tassi fissi

L’Irs, più che guardare all’andamento dei tassi Bce guarda da vicino l’andamento del rendimento del Bund, quindi non è detto che all’aumentare dei tassi Banca Centrale europea crescano anche i tassi fissi. Nonostante questo, “gli indici di riferimento Irs sono già schizzati verso l’alto a partire dal secondo trimestre dell’anno, riposizionandosi su livelli prossimi a quelli di 8 anni fa”, spiega Beatrice Rubini, executive director di Crif. 

Le rate aumentano anche per i prestiti di imprese e famiglie

La stessa situazione si verifica per i prestiti personali e delle aziende le cui rate rimangono invariate se il prestito è stato già stipulato a tasso fisso, mentre incrementeranno se il prestito è legato al tasso variabile o se verrà stipulato a un tasso fisso da settembre in poi.

“Negli ultimi anni si era consolidata la tendenza a utilizzare il credito rateale per finanziare anche acquisti di importo contenuto, grazie a un condizioni di offerta e tassi particolarmente favorevoli e allo sviluppo dell’e-commerce durante la pandemia”, spiega ancora Rubini. Secondo l’esperta però adesso il rischio plausibile è che i molteplici fattori di tensione e il rialzo del costo del denaro possano incidere sui futuri progetti di spesa delle famiglie già a partire dai prossimi mesi, determinando un progressivo rallentamento della domanda

Preoccupazioni in aumento

“In questa delicata fase sono altrettanto forti le preoccupazioni delle imprese che già devono fare i conti con l’aumento dei costi di molte materie prime e, soprattutto, dell’energia”, conclude Rubini.