Intervista a Enrico Carraro – Presidente Confindustria Veneto
da “Il Gazzettino”
Le incognite
«I tassi di interesse più alti penalizzeranno le imprese che vogliono investire ma anche le famiglie, danneggiando per questa via i consumi. Il Paese finora ha resistito, con moltissima fatica, i prossimi sei mesi saranno decisivi per capire dove andiamo». Per natura Enrico Carraro non è un pessimista, ma intravede tutte le incognite di uno scenario complesso, sul quale peseranno anche le prossime mosse della Banca centrale europea.
La linea dura della Bce
La linea dura di Francoforte ha suscitato più di una perplessità, in una fase in cui la corsa dei prezzi sembra finalmente dare segni di rallentamento. Come giudica le scelte del Consiglio direttivo?
«È una partita oggettivamente molto difficile. Bisogna capire se questa medicina amara effettivamente potrà essere utile. Non mi piace fare il banchiere centrale da salotto, però sembra che in effetti l’inflazione si stia un po’ raffreddando. Anche se in Italia meno rispetto ad altri Paesi: su questo paghiamo il prezzo delle politiche energetiche del passato».
Tassi e recessione
I futuri rialzi dei tassi, ampiamente annunciati, rendono però inevitabile una fase di recessione, più o meno lunga.
«La recessione è preoccupante soprattutto perché ci sono imprese in difficoltà, indebitate, già messe a dura prova dalla crisi energetica. È chiaro che un rialzo dei tassi non piace a nessuno, né alle imprese che devono fare investimenti né alle famiglie che hanno dei mutui e che quindi potrebbero essere portate a ridurre i consumi. D’altra parte l’inflazione magia le buste paga dei lavoratori. Non è facile decifrare quel che sta succedendo in questi mesi».
Previsioni grigie
Al di là delle previsioni di analisti e istituzioni, dal suo osservatorio di imprenditore come vede l’anno che sta iniziando?
«Diciamo che il sistema per il momento ha retto, seppur con molta difficoltà. A settembre eravamo tutti molto preoccupati, finora però non c’è stato il collasso: un po’ per l’effetto delle risorse messe in campo dai governi, un po’ per la spinta della ripresa post Covid che ancora si fa sentire come volano. Anche l’export sta andando abbastanza bene. Ora si tratta di tenere duro nei prossimi sei mesi, che saranno decisivi».