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16 Marzo 2023
- Posted by: Aesse
- Categoria: Notizie
SVB
La Silicon Valley Bank, specializzata in capitale di rischio, è stata chiusa la mattina di venerdì 10 marzo dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) della California dopo massicci prelievi da parte dei clienti il 9 e 10 marzo, innescati dal bisogno di liquidità e dai rumors di un possibile crack.
Con sede a Santa Clara, SVB è stato il 16° istituto bancario statunitense, con un patrimonio di circa 210 miliardi di dollari – pari a oltre 197 miliardi di euro – e il più grande fallimento bancario dalla crisi finanziaria del 2008 innescata dalla Lehman Brothers che tutti ricordiamo.
Fallimento e assicurazione
La banca, ora sottoposta a fallimento e controllata dalla FDIC, ha riaperto lunedì 13 marzo con depositi fino a 250mila dollari garantiti dalla legge federale americana. Adesso, tutto dipende da quanto denaro verrà recuperato quando la banca verrà liquidata o venduta. Alla fine di dicembre 2022 – per aver un numero – SVB deteneva depositi per 175 miliardi di dollari.
Il problema è che l’89% di questa ingente somma non era assicurato.
Cosa rischiamo in Europa e in Italia?
Molto improbabile che possa avvenire da noi qualcosa di analogo, perché le banche europee e italiane osservano in modo stringente le regole di Basilea 3.
“In generale, le banche europee hanno circa 3 mila miliardi di liquidità in eccesso, pari a un quarto dei depositi. In Italia il liquidity coverage ratio, cioè l’indice che dice per quanti giorni una banca può coprire con le sue riserve i fabbisogni di liquidità, è del 160%, mentre il net stable funding ratio, che misura la capacità di equilibrio tra attività e passività, è del 130%, ben al di sopra del 100% richiesto”.
Tranquilli quindi…
Ad inizio settimana – lunedì 13 – la maggior parte degli analisti finanziari riteneva che non ci trovavamo di fronte a una minaccia alla stabilità finanziaria paragonabile a quella, drammatica, di allora.
…ma non troppo!
Già ieri – mercoledì 15 – le Borse andavano a picco con Milano a -4,6%, ma soprattutto con il crollo di Credit Suisse, in perdita di oltre il 24% e con vendite abbattutesi su tutto il comparto.
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