Venezia, vince il Comune: nulli i derivati

 

La vicenda iniziata nel 2002 con il “bond canaletto” ha portato in giudizio Dexia Crediop e Intesa anche in Italia. 

La decisione dell’Alta Corte di Londra dà ragione all’amministrazione, le banche dovranno rimborsare Venezia

La finanza creativa è costata al Comune di Venezia circa cinque milioni e mezzo l’anno negli ultimi anni. 

Ma questa situazione andava avanti dal 2002 quando l’allora amministrazione Costa stipulò i primi swap per stabilizzare i bond comunali e preservarli dal rialzo dei tassi. 

Questi però calarono e ci fu presto una trasfusione di milioni ogni anno dalle casse comunali alle banche con cui erano stati stipulati i contratti. 

E dal 2007 il Comune ristrutturò a Londra l’operazione prolungando però dal 2022 al 2037 la scadenza del debito.

È proprio su questa operazione che l’Alta Corte di Giustizia di Londra ha dichiarato che i contratti tra il Comune e le banche sono nulli e inapplicabili ai sensi della legge inglese per violazione dell’articolo 119 comma 6 della Costituzione italiana, in quanto i contratti hanno natura speculativa

La sentenza è di primo grado, quindi potrebbe esserci un’impugnazione da parte delle banche Dexia Crediop e Intesa Sanpaolo, che sono state dichiarate soccombenti. 

Tuttavia, il Comune potrebbe sentirsi legittimato a sospendere i pagamenti dei differenziali futuri di qui 2037. 

Questo comporterà che il Comune non dovrà versare un ammontare complessivo di circa 30 milioni. 

La sentenza, inoltre, stabilisce il diritto del Comune ad ottenere la restituzione delle somme versate alle banche dalla data di sottoscrizione dei contratti, affermando al contempo che le banche, in linea di principio, hanno il diritto di detrarre da tale importo i costi sostenuti per coprire il rischio derivante dalle operazioni.

Quanti milioni di Euro hanno pagato in derivati gli Enti pubblici e le Imprese?

E quanti ne pagheranno ancora, purtroppo?